Solo l'inutile è meraviglioso

Solo l'inutile
è meraviglioso

Il buongiorno di Andrea Koveos.
Ogni giorno alle 6.45. 

Il ritorno impossibile

Il sito dove sorse poi il Partenone era stato già occupato fin dal 566 ac da un tempio in calcare. Dopo la battaglia di Maratona sul lato meridionale dell’Acropoli fu costruito un immenso muro di contenimento che raggiungeva la roccia e che ampliava la superficie della collina. Distrutto quel che

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Quando i libri bruciano, la geometria resta

Platone sostiene che conoscere significa ricordare. E come si fa a ricordare? Si racconta che il poeta Simonide fu salvato dall’intervento degli dei poco prima del crollo di una casa nella quale una sera era stato invitato a cena. Egli, rientrando alcuni giorni dopo in quell’ecatombe, riconobbe tutti i cadaveri

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Le Atene sono due

Questa è la storia della piccola città di Eleusi, poco distante da Atene. Nell’ultimo periodo in cui nella Capitale governavano i 30 tiranni accadde qualcosa di unico. Gli oligarchi che avevano preso il potere con la forza dopo un breve periodo di governo, compresero che per loro era finita perché

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Quanto costa l’archeologia

In Grecia, in epoca moderna, avvennero terribili deturpazioni della terra per trovare i resti dei soldati ateniesi caduti nella battaglia di Maratona. Anche l’archeologo greco Valerios Staes, condusse scavi per due intere stagioni nel 1890 e nel 1891. Sembra incredibile eppure dopo tanti scavi, effettuati in precedenza da altri presunti

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Che cos’è la giustizia?

Una delle risposte più amare che, però, ha riscosso un certo successo è stata formulata da Trasimaco che sosteneva che la giustizia consiste nell’interesse del più forte. Se spostiamo in ambito politico questa definizione avremmo che ciascun governo detentore della forza stabilisce le leggi che vanno a suo vantaggio, dichiarandole

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Andrea koveos

Ciò che dico o scrivo non ha alcun valore filologico ma mi diverte parecchio.

Il senso della tragedia greca

Il senso della
tragedia greca

Un giorno mio figlio dodicenne mi chiese per quale motivo storie tristi, come le tragedie greche dal finale bruttissimo, potessero far divertire il pubblico. «Papà, che gusto c’è a piangere?». Si riferiva, in particolare, allo spettacolo dei “Persiani”, che avevamo visto insieme ad Atene in una versione destinata a grande pubblico. Lì per lì la risposta non mi venne. «Eschilo non aveva alcuna intenzione di rappresentare il bello ma contemplare il brutto, il dolore» abbozzai questa spiegazione prima di essere scambiato per un marziano e così da continuare, praticamente, a parlare da solo. «L’arte della tragedia – continuai – era necessaria al pubblico per diventare parte attiva dello spettacolo, che ha il fine di invitare alla riflessione e, magari, al superamento delle difficoltà».
Vista la sua reazione, tornai sulla terra (per farmi capire) scadendo in un luogo comune che vuole l’uomo greco come persona tragica (come si usa dire “…ma nemmeno se piangi in greco”). Sicuramente i Greci non furono tragici perché scrissero tragedie, ma scrissero tragedie perché furono tragici. E il più delle volte, infatti, furono travolti da avvenimenti tragici.
Da quel momento in poi mio figlio non mi chiede più nulla, se ne guarda bene.

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